BETULLA La
Betulla è un albero alto anche molti metri con corteccia bianca a strisce orizzontali
più scure, dai rami sottili e pendenti con foglie di colore verde chiaro.
Caratterizza
i paesaggi delle regioni temperato-fredde dell'Europa centro-settentrionale. Largamente
diffusa nei paesi scandinavi e nelle pianure della Russia, in Italia è frequente in Alpi
e Prealpi e tende a rarefarsi scendendo lungo la dorsale appenninica. In questi ultimi
decenni però, a questa distribuzione primaria, naturale e spontanea, si è andata
aggiungendo una sua presenza sempre più rilevante nei giardini di molte abitazioni. La
sua bellezza, unita alla sua facilità di coltivazione, ne ha determinato in molte regioni
italiane una crescente richiesta in qualità di albero ornamentale. Il contatto con
l'uomo, ora ravvicinato e continuativo, ha perciò accresciuto statisticamente l'azione di
sensibilizzazione del suo polline.
La grande maggioranza delle Betulle del territorio italiano, spontanee o più comunemente
coltivate, appartiene alla specie Betula alba L. In commercio ne esistono alcune varietà
o cultivar che si differenziano solo per l'aspetto estetico (più colonnari, più
ricadenti ... ). La proprietà di indurre allergia è però comune anche ad altre specie
spontanee, quali Betula pubescens Ehrh. (localizzata soprattutto in luoghi palustri e
freddi dell'arco alpino), Betula nana L. (nota solo per la Val Camonica in Lombardia) e
Betula aetnensis Raf. (che sembra esclusiva dei pendii dell'Etna).
Il carattere più appariscente che ci fa subito riconoscere una Betulla è il suo
inconfondibile tronco biancastro. Ma anche altre sue parti, osservate da vicino, sono
dotate di forme ben identificabili. Le foglie posseggono un tipico aspetto
triangolare-romboidale, sono ben seghettate ai margini ed inserite nei rametti in modo
alterno o apparentemente casuale. I fiori sono unisessuali e separati.
Quelli femminili, piccoli (1-2 cm) e spesso poco osservabili, sono di color
verde-rossiccio e lievemente penzolanti; quelli maschili sono invece ben più vistosi
poiché arrivano a formare inflorescenze pendule lunghe anche 8-10 cm. Queste vengono
preparate dalla pianta già in autunno e trascorrono l'inverno ben chiuse e compatte;
all'arrivo della primavera, si gonfiano e si aprono, lasciando sporgere gli stami gonfi
dei granuli pollinici giallastri. La fioritura e la dispersione del polline avvengono in
aprile nelle zone di pianura ed in maggio-giugno nei luoghi collinari e montani, a seconda
dell'altitudine. Poi gli amenti maschili tendono a cadere, mentre si fanno più vistosi i
fiori femminili che, se impollinati, producono una specie di spighetta brunastra che
contiene numerosi semi alati.
Il polline della Betulla libera allergeni molto aggressivi. Nei paesi scandinavi è
infatti responsabile del maggior numero di rinocongiuntiviti stagionali. E' stata
documentata in pazienti atopici, una reattività crociata tra allergeni del polline di
Betulla
Tra i popoli slavi la Betulla era associata alla leggenda delle Rusolski, le bellissime
ninfe degli stagni e dei laghi. A tarda primavera, nei giorni del disgelo, uscivano dalle
acque e si portavano, vestite di lunghi abiti candidi, ad insidiare i viandanti che si
trovavano a passare tra i boschi di tronchi biancastri. Chi non fosse stato in grado di
resistere a loro, veniva catturato ed ucciso. Per scongiurare questo pericolo, quelle
popolazioni erano solite tagliare annualmente una enorme Betulla per poi metterla eretta
nella piazza del paese e danzarvi attorno lungamente in modo propiziatorio. Di quella
stessa pianta si faceva poi, a sera inoltrata, un grande falò e se ne disperdevano le
ceneri nei campi. Nell'immaginario popolare che circonda quest'albero non c'è però solo
paura e superstizione . Esiste anche una certa sacralità, ben radicata soprattutto nella
tradizione contadina , per via dei molteplici usi che si potevano fare di ogni sua parte.
Col suo legno si stendevano i pavimenti e si sono fabbricati i primi sci. Macerato, si
mostrava adatto anche per impasti da carta; se invece ben stagionato, ottimo come
combustibile. Tra le tante proprietà alimentari e officinali, una certa fortuna ha avuto
la capacità della sua linfa di dare una bevanda alcoolica paragonabile ad un vino.