BETULLA   La Betulla è un albero alto anche molti metri con corteccia bianca a strisce orizzontali più scure, dai rami sottili e pendenti con foglie di colore verde chiaro.
betulla2-s.jpg (8443 byte)Caratterizza i paesaggi delle regioni temperato-fredde dell'Europa centro-settentrionale. Largamente diffusa nei paesi scandinavi e nelle pianure della Russia, in Italia è frequente in Alpi e Prealpi e tende a rarefarsi scendendo lungo la dorsale appenninica. In questi ultimi decenni però, a questa distribuzione primaria, naturale e spontanea, si è andata aggiungendo una sua presenza sempre più rilevante nei giardini di molte abitazioni. La sua bellezza, unita alla sua facilità di coltivazione, ne ha determinato in molte regioni italiane una crescente richiesta in qualità di albero ornamentale. Il contatto con l'uomo, ora ravvicinato e continuativo, ha perciò accresciuto statisticamente l'azione di sensibilizzazione del suo polline.
La grande maggioranza delle Betulle del territorio italiano, spontanee o più comunemente coltivate, appartiene alla specie Betula alba L. In commercio ne esistono alcune varietà o cultivar che si differenziano solo per l'aspetto estetico (più colonnari, più ricadenti ... ). La proprietà di indurre allergia è però comune anche ad altre specie spontanee, quali Betula pubescens Ehrh. (localizzata soprattutto in luoghi palustri e freddi dell'arco alpino), Betula nana L. (nota solo per la Val Camonica in Lombardia) e Betula aetnensis Raf. (che sembra esclusiva dei pendii dell'Etna).
Il carattere più appariscente che ci fa subito riconoscere una Betulla è il suo inconfondibile tronco biancastro. Ma anche altre sue parti, osservate da vicino, sono dotate di forme ben identificabili. Le foglie posseggono un tipico aspetto triangolare-romboidale, sono ben seghettate ai margini ed inserite nei rametti in modo alterno o apparentemente casuale.betuljpg3-c.jpg (4964 byte) I fiori sono unisessuali e separati. Quelli femminili, piccoli (1-2 cm) e spesso poco osservabili, sono di color verde-rossiccio e lievemente penzolanti; quelli maschili sono invece ben più vistosi poiché arrivano a formare inflorescenze pendule lunghe anche 8-10 cm. Queste vengono preparate dalla pianta già in autunno e trascorrono l'inverno ben chiuse e compatte; all'arrivo della primavera, si gonfiano e si aprono, lasciando sporgere gli stami gonfi dei granuli pollinici giallastri. La fioritura e la dispersione del polline avvengono in aprile nelle zone di pianura ed in maggio-giugno nei luoghi collinari e montani, a seconda dell'altitudine. Poi gli amenti maschili tendono a cadere, mentre si fanno più vistosi i fiori femminili che, se impollinati, producono una specie di spighetta brunastra che contiene numerosi semi alati.betulla5-s.jpg (7563 byte)
Il polline della Betulla libera allergeni molto aggressivi. Nei paesi scandinavi è infatti responsabile del maggior numero di rinocongiuntiviti stagionali. E' stata documentata in pazienti atopici, una reattività crociata tra allergeni del polline di Betulla
Tra i popoli slavi la Betulla era associata alla leggenda delle Rusolski, le bellissime ninfe degli stagni e dei laghi. A tarda primavera, nei giorni del disgelo, uscivano dalle acque e si portavano, vestite di lunghi abiti candidi, ad insidiare i viandanti che si trovavano a passare tra i boschi di tronchi biancastri. Chi non fosse stato in grado di resistere a loro, veniva catturato ed ucciso. betuljpg2-c.jpg (2576 byte)Per scongiurare questo pericolo, quelle popolazioni erano solite tagliare annualmente una enorme Betulla per poi metterla eretta nella piazza del paese e danzarvi attorno lungamente in modo propiziatorio. Di quella stessa pianta si faceva poi, a sera inoltrata, un grande falò e se ne disperdevano le ceneri nei campi. Nell'immaginario popolare che circonda quest'albero non c'è però solo paura e superstizione . Esiste anche una certa sacralità, ben radicata soprattutto nella tradizione contadina , per via dei molteplici usi che si potevano fare di ogni sua parte. Col suo legno si stendevano i pavimenti e si sono fabbricati i primi sci. Macerato, si mostrava adatto anche per impasti da carta; se invece ben stagionato, ottimo come combustibile. Tra le tante proprietà alimentari e officinali, una certa fortuna ha avuto la capacità della sua linfa di dare una bevanda alcoolica paragonabile ad un vino.