REAZIONI IN
ANESTESIA LOCALE
Indice
Gli anestetici locali (A.L.) per lungo tempo sono stati considerati come importanti
responsabili di reazioni avverse in particolare quelli di impiego odontostomatologico.
In realtà le reazioni avverse agli anestetici locali presentano un'incidenza del 6%, ma
solo l'l % di queste è sostenuto dal meccanismo dell'ipersensibilità.
Ciò nonostante l'etichetta di "allergic to caines" è spesso posta per un gran
numero di soggetti; un corretto approccio diagnostico resta pertanto l'unico modo per
rassicurare i pazienti, gli anestesisti, i radiologi, gli odontoiatri e gli altri
specialisti, per evitare atteggiamenti di panico che portano a rinunciare a procedure
diagnostiche o terapeutiche indispensabili o addirittura a proporre in alternativa
un'anestesia generale potenzialmente molto più pericolosa (2, 3, 4, 11, 25, 33, 56, 62,
63, 75).
Gli A.L. si dividono in due famiglie caratterizzate dal diverso legame tra la porzione
aromatica, lipofila, e la porzione idrofila:
Esteri (-COO-), Amidi (NH-CO-).
I primi sono rapidamente metabolizzati dalle pseudocolinesterasi plasmatiche, i secondi
sono invece metabolizzati a livello epatico.
I principali composti delle due famiglie sono elencati in tabella.
ESTERI |
AMIDI |
dell'acido benzoico |
|
dibucaina (nupercaina) |
|
cocaina |
bupivacaina (marcaina) |
|
meprilcaina (oracaina) |
lidocaina (xilocaina) |
dell'acido paraaminobenzoico |
|
mepivacaina (carbocaina) |
|
benzocaina |
prilocaina (citanest) |
|
butetamina (monocaina) |
pramoxina (tronotane) estere |
|
butacaina (butyn) |
etidocaina (duranest) |
|
cloroprocaina (nesacaina) |
diclonina (diclone) chetone |
|
procaina (novocaina) |
fenacaina (holocaina) |
Mentre è documentata una cross-reattività
tra esteri, non altrettanto si può affermare che avvenga tra esteri e amidi o tra i
diversi composti delle amidi (1, 5, 52,56,71).
CLASSIFICAZIONE DELLE REAZIONI AVVERSE IN CORSO DI ANESTESIA
LOCALE Indice
Attualmente la maggioranza degli autori è solita suddividere le reazioni avverse in corso
di anestesia locale i due gruppi:
1) reazioni non correlate all'A.L.
2) reazioni correlate all'A.L.
Fanno parte delle prime gli eventi determinati dai componenti cui è associato
l'anestetico (ad esempio simpaticomimetici o conservanti) o dalla procedura stessa
(puntura, trauma operatorio, iperestensione del capo durante cure odontoiatriche ecc.).
Al secondo gruppo sono invece da ascrivere reazioni tossiche, prevedibili (principalmente
su sistema nervoso centrale, apparato cardiovascolare e locali) e imprevedibili di tipo
idiosincrasico, da ipersensibilità di tipo I o IV, o pseudoallergiche (23, 25, 27, 28,
30, 56, 62, 63).
REAZIONI NON CORRELATE AD A.L.
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1 - I vasocostrittori
I vasocostrittori vengono frequentemente associati all'A.L. allo scopo di prolungare la
durata dell'anestesia ovvero di ischemizzare la zona operatoria.
Le formulazioni commerciali contengono adrenalina alla concentrazione 1/50000, 1/80000,
1/100000, 1/200000 corrispondenti rispettivamente a 20, 16, 10 e 5 mcg/ml.
Gli effetti avversi sono vari e si può realizzare una gamma di quadri clinici dal
semplice pallore con astenia e senso di angoscia alla tachicardia, ipertensione,
convulsioni con perdita di coscienza.
Questi sono eventi determinati da un'esagerata risposta individuale o da un elevato e
rapido passaggio in circolo quale avviene nel corso di puntura accidentale di un vaso (13,
15, 56).
Va peraltro ricordato che l'infiltrazione locale con 18 mcg di adrenalina (quanta ne è
presente in una tubofiala di mepivacaina da ml 1.8 con adrenalina 1/100000) eleva la
concentrazione plasmatica di questa catecolamina al pari di un'anestesia locale senza
costrittore. Analoghe concentrazioni sono state riscontrate negli oratori durante le
conferenze (78).
2. I metabisolfiti
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Queste sostanze sono presenti in diverse concentrazioni (0.05 -0.1-0.2 % pari a 0.5, 1-2
mg/ml) nelle preparazioni degli A.L. contenenti un vasocostrittore adrenergico per
prevenirne l'ossidazione (22, 30, 38, 51, 71, 72, 73).
I solfiti infatti sono inibitori di una serie di reazioni enzimatiche quali la
polifenolossidasi, l'ascorbato ossidasi, la lipossigenasi, la perossidasi.
Proprio per queste proprietà, sono ampiamente usati anche nell'industria alimentare. Si
ritrovano pertanto in particolare in: birra, vino (soprattutto bianco), aceto, succhi e
sciroppi di frutta, frutta secca e candita, funghi secchi, gamberi e crostacei, baccalà,
patate, cibi precotti o conservati in genere (76).
La loro proprietà di rompere i legami di solfuro del glutine, li vede come ingredienti
nei biscotti, crakers, pasta da pizza. Conosciuti con le sigle E221 (solfito di sodio),
E222 (sodio bisolfito), E223 (metabisolfito di sodio), E224 (metabisolfito di potassio),
E226 (solfito di calcio), E227 (calcio bisolfito), il loro impiego in Italia è
disciplinato dal D.M. 27/2/96 N 209, contenente il regolamento concernente la disciplina
degli additivi alimentari consentiti nella preparazione e per la conservazione delle
sostanze alimentari in attuazione delle direttive n 94/34/CE, n 94/35/CE, n 94/36/CE, n
95/2/CE, n 95/31/CE.
I livelli massimi ammessi di queste sostanze, espressi in mg/kg mg/ldi biossido di zolfo,
variano dai 2000 mg per albicocche, pesche, uva, prugne e fichi essicati, ai 350 mg per i
succhi di frutta, ai 15 mg per gli zuccheri (34).
E' stato calcolato che pasti casalinghi con cibi freschi e non trattati comportino
un'esposizione giornaliera media di 10 mg, mentre un pasto in ristorante può da solo
contenere 400 mg di solfiti.
I sintomi possono essere rappresentati da rinite, lacrimazione, cefalea, broncospasmo,
prurito, orticaria, angioedema, edema della glottide, crampi addominali, diarrea, shock
(24, 76).
Il 20% dei soggetti con poliposi nasale, asma e intolleranza all'ASA presenta
un'intolleranza ai metabisolfiti (Sindrome di Fernand Widal), evenienza che deve essere
particolarmente presente a quanti operano in ambiente otorinolaringoiatrico (56).
Restano ancora dibattuti i meccanismi patogenetici (21, 76, 81):
1) Generazione di biossido di zolfo e stimolazione dei recettori colinergici di trachea e
bronchi (asma da bisolfiti). E' stato documentato un aumentato rilascio di tachichinine
dalle terminazioni sensoriali delle vie aeree indotto da metabisolfito di sodio che
spiegherebbe il broncospasmo nei soggetti asmatici nei quali è aumentata l'espressione di
recettori per le tachichinine e ridotta l'attività della endopeptidasi neutra (NEP) delle
cellule epiteliali che le inattiva.
2) Produzione di IgE agendo come apteni in quanto molecole troppo piccole per comportarsi
da antigene completo.
3) Attivazione aspecifica di mastociti e basofili.
4) Deficit dell'enzima solfito ossidasi finora documentato in letteratura in un
ristrettissimo numero di casi.
3. I paraidrossi benzoati - parabens
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Esteri alifatici dell'acido paraidrossibenzoico sono utilizzati come conservanti in
numerosi anestetici locali oltre che in alcuni morfinici quali fentanile, fenoperidina e
nalbufina, nel droperidolo e nel naloxone (29).
- Sono state descritte reazioni anche IgE mediate dopo somministrazione di questi prodotti
per via parenterale (61, 69).
Non è ancora definitivamente chiarita una cross reattività tra esteri dell'acido
paraminobenzoico (procaina) e parabens impiegati come conservanti delle amidi con
conseguente rischio di reazioni nei soggetti precedentemente sensibilizzati agli esteri
(29).
REAZIONI CORRELATE CON A.L.
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l. Reazioni tossiche prevedibili
Sono dose dipendenti e in relazione ad elevato dosaggio o ad alterata risposta del
soggetto alla posologia abituale (17, 20, 39, 42, 53, 56,70, 74).
Esiste una relazione stretta tra concentrazione plasmatica tossica e dose massima
consentita. Quest'ultima è di 4 mg/kg per l'anestetico puro, 7 mg/kg quando è associato
a un vasocostrittore, 2 mg/kg se somministrato per via endovenosa.
I segni minori di tossicità a carico del sistema nervoso centrale compaiono con
concentrazioni plasmatiche di 2-4 mcg/ml e sono costituiti da disturbi neurosensoriali
uditivi, oculari e orali quali parestesie periorali, linguali, acufeni, vertigini.
I segni maggiori (concentrazioni plasmatiche superiori a 8 mcg/ml) comprendono:
confusione, disartria, tremori, mioclonie, convulsioni, coma, arresto respiratorio.
La tossicità a carico dell'apparato, cardiovascolare (concentrazioni plasmatiche
superiori a 20 mcg/ml) si manifesta con bradicardia, riduzione della gittata cardiaca,
vasodilatazione, ipotensione, collasso, arresto, cardiaco.
Gli effetti locali sono principalmente rappresentati da una nevrite tossica locale.
2. Reazioni imprevedibili
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A queste sono da ascrivere l'idiosincrasia (convulsioni ed arresto cardiorespiratorio da
lidocaina, metaemoglobinemia da procaina), le reazioni da ipersensibilità di I o IV tipo
(queste ultime riferibili a preparazioni farmaceutiche per uso topico) in realtà di rara
evenienza (0.6-1% di tutte le reazioni indesiderate ad anestetici 1ocali),o
pseudoallergiche, simili nelle loro espressioni cliniche alle precedenti (orticaria,
angioedema, broncospasmo, shock), ma realizzate da rilascio diretto di mediatori dai
basofili e dai mastociti o da attivazione diretta del complemento (1, 4, 6,12,20, 28,
40,58,62, 63,68,71).
REAZIONI AVVERSE IN ANESTESIA GENERALE
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Molti farmaci o presidi impiegati, in anestesia generale possono indurre reazioni
anafilattoidi comprendendo con questo termine sia gli eventi conseguenti a reazioni di
ipersensibilità, sia quelli determinati dalla liberazione aspecifica di mediatori da
mastociti e basofili.
Le reazioni anafilattoidi in corso di anestesia generale presentano frequenze variabili in
diversi Paesi e nelle diverse casistiche tra 1/1000 e 1/20000-1/30000; nel 3 - 9% di casi
risultano mortali. Studi epidemiologici accurati sono stati condotti in Francia, Regno
Unito e Australia (non ne sono disponibili per il momento in Italia).
Ne sono prevalentemente colpiti, adulti tra i -30 e 50 anni, per lo più di sesso
femminile (rapporto femmine/maschi = 3-4:1) (9,16,26, 31, 32, 64,79).
Diversa la sintomatologia: segni mucocutanei con eritema, orticaria, angioedema, edema
della glottide, broncospasmo serrato, ipotensione più o meno marcata, collasso
cardiocircolatorio grave, ritmi cardiaci ectopici, fibrillazione ventricolare, arresto
cardiaco (quest'ultimo spesso non preceduto da manifestazioni cutanee o respiratorie) (41,
54).
E' impiegata da alcuni autori (16) una classificazione di gravità correlata ai livelli di
istamina plasmatica:
I grado (reazioni solo cutanee): eritema modesto (livelli di istamina plasmatica 0-1 ng
/ml -1).
II grado (reazioni sistemiche): marcato eritema, calo pressorio di 20-40 mmHg, modesto
broncospasmo (livelli di istamina plasmatica 1-10 ng/ml-1).
III grado (reazioni preoccupanti per la vita): marcato eritema, broncospasmo severo,
caduta pressoria di 40-70 mm/Hg (livelli di istamina plasmatica 10-100 ng/ml-1).
IV grado (reazioni potenzialmente fatali): marcato eritema, caduta pressoria di più di 70
mm/Hg, broncospasmo severo. (livelli di istamina plasmatica > 100 ng/ml-1).
La frequenza con cui i diversi farmaci o presidi impiegati in anestesia generale
determinano reazioni anafilattoidi varia nelle diverse casistiche (10, 43, 50, 57, 64).
I miorilassanti risultano responsabili di più della metà di reazioni anafilattoidi (fino
al 70%) seguiti da ipnotici, succedanei colloidali del plasma, benzodiazepine, oppiacei.
Un ruolo di notevole importanza sta acquistando nel determinismo di queste reazioni il
latex implicato in oltre il 10% dei casi.
Le reazioni anafilattoidi da curarici (suxametonio, vecuronio, pancuronio,alcuronio,
atracurium, gallamina per citare le più frequenti) sono per lo più gravi, colpiscono
prevalentemente il sesso femminile e sono conseguenti sia alla liberazione aspecifica di
mediatori sia al ben più frequente meccanismo di ipersensibilità indotto dagli ioni
ammonio quaternario determinanti antigenici condivisi da tutti gli appartenenti a questa
classe di farmaci (10,49, 59,66).
La frequenza e la gravità dell'anafilassi ai curarici trovano spiegazione nelle
caratteristiche strutturali della molecola (molecole bivalenti in
grado di legare a ponte IgE anche quando la loro concentrazione è relativamente bassa) e
nella facilità di contatto con gli ioni ammonio quaternario nell'ambiente
(sensibilizzazione acquisita latente). Sostanze contenenti ioni ammonio quaternario sono
infatti presenti in colliri, antisettici, detergenti per biancheria, conservanti
alimentari, cosmetici. Da qui la possibilità di una reazione anche alla prima anestesia.
Talune categorie professionali (parrucchieri, personale medico e paramedico, chimici,
fotografi) sono a particolare rischio di sensibilizzazione. E' stato documentato che l'80%
dei soggetti sensibilizzati ai miorilassanti presenta 1gE specifiche per questi farmaci
anche 14 anni dopo uno shock (5).
Nell'ambito degli ipnotici sono da ricordare le reazioni al tiopentone, poco frequenti se
rapportate al larghissimo impiego, peraltro spesso mortali (7).
Etomidate e ketamina, meno responsabili di reazioni anafilattoidi (in prevalenza con
sintomatologia cutaneo mucosa) vengono da taluni raccomandati come farmaci alternativi nei
soggetti a rischio (16, 41). Il propofol, implicato in reazioni nelle prime formulazioni
contenenti Cremoforo EL, anche nella nuova emulsione lipidica è stato giudicato
responsabile
di reazioni in corso di anestesia anche per sensibilizzazione crociata verso residui
isopropilici di largo impiego in dermatologia (19, 44, 45, 46).
Sono oggetto tuttora di discussione i fattori favorenti le reazioni anafilattoidi in
anestesia generale (10, 14, 48).
Tra questi vanno ricordati:
- etá: fra 30 e 50 anni;
- sesso femminile: in particolare per quanto riguarda gli eventi anafilattici da
miorilassantí, tiopentone e latex;
- altre intolleranze o allergie a farmaci e ad alimenti: negli shock da curarici
l'allergia alla penicillina accertata e confermata con intradermoreazione o con il test di
degranulazione dei basofili umani è frequente; i soggetti intolleranti ai FANS, possono
presentare un aumentato rischio di reazioni anafilattoidi dopo l'assunzione di farmaci in
grado di indurre rilascio di istamina. Nel caso del latex può essere associata una
allergia alimentare. E' stata infatti documentata una crocianza tra questo allergene e
banana, kiwi, avocado, castagna
- anestesie ripetute: il loro ruolo è controverso e in ogni caso da considerarsi
nell'anafilassi vera, in particolare per tiopentone e latex. Per quanto riguarda i
miorilassanti è stato evidenziato che molti pazienti che sviluppano una reazione
intraoperatoria non hanno mai utilizzato precedentemente questi farmaci (sensibilizzazione
acquisita latente?);
- ansia: l'agitazione estrema nelle ore che precedono l'anestesia è stata segnalata come
fattore di rischio e segni clinici. riconducibili al rilascio di istamina sono stati
rilevati in pazienti in cui l'ansia veniva giudicata esagerata;
- atopia: si tratta di un fattore sul quale non ci sono ancora unanimi consensi. L'atopia
è giudicata da molti un terreno propizio alla liberazione aspecifica di istamina, ma
alcuni autori hanno concluso che il terreno atopico non è un buon fattore predittivo di
vera anafilassi e che il peso medico-legale attribuito a questo fattore è ingiustificato.
Per quanto riguarda i miorilassanti, ad esempio, se l'atopia è definita con criteri
clinici (storia di asma o rinite stagionale o perenne) questa, in alcune ricerche, appare
come fattore di rischio, ma se invece è definita con criteri biologici (Skin tests o IgE
specifiche) questa osservazione non risulta più confermata.
Tra i fattori aggravanti le reazioni anafilattoidi sono da ricordare: assunzione di
betabloccanti (facilitazione al rilascio di istamina, da inibizione della produzione di
AMPc, blocco dei recettori beta 2 bronchiali, ecc.) e prolasso della valvola mitrale
(anche per il noto effetto aritmogeno di questo vizio valvolare).
APPROCCIO DIAGNOSTICO E PREVENTIVO
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Si pone l'obiettivo di individuare un farmaco alternativo efficace e sicuro (77).
Va dunque avviato solo in caso di reale necessità dopo un'attenta ponderazione del
rapporto rischio/beneficio, mai per soddisfare una semplice curiosità del sanitario o del
paziente (non è proponibile, in questo campo, una "carta d'identità
allergologica" sempre valida), a breve distanza dalla procedura anestesiologica
(locale o generale) che si intende impiegare.
Tali accertamenti, potenzialmente rischiosi per il paziente, dovranno essere sempre
eseguiti in ambiente attrezzato da personale specializzato e in grado di far fronte a
eventuali emergenze severe.
La Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica, fin dal 1989, ha messo a punto
un protocollo, che rappresenta ora l'unico riferimento operativo e scientifico cui
attenersi (77).
E' fondamentale la raccolta delle informazioni anamnestiche, che dovranno riguardare:
- reazioni precedenti
-protocollo anestesiologico adottato (con particolare riferimento a eventuali conservanti
o simpaticomimetici presenti se si tratta di anestetici locali)
- uso contemporaneo di altre sostanze (farmaci, materiali in latex o
sterilizzati con ossido di etilene (35), disinfettanti ecc.)
- momento di insorgenza dei sintomi
- descrizione dettagliata dei sintomi (possibilmente con l'ausilio di documentazione
obiettiva)
- trattamento praticato.
I tests diagnostici, da effettuare in caso di effettiva necessità, possono essere
eseguiti in vitro e in vivo.
1. Tests in vitro
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Allo stato attuale, presentano non pochi problemi per una diagnostica affidabile. Per gli
anestetici locali non è infatti disponibile un kit di laboratorio per la ricerca delle
IgE specifiche sieriche verso queste sostanze (62, 63).
Per contro è attualmente possibile la ricerca di IgE specifiche anti ioni ammonio
quaternario dei miorilassanti (36, 37).
I tests di degranulazione dei basofili, di trasformazione linfocitaria, di liberazione di
istamina leucocitaria sono al momento caratterizzati da bassa sensibilità e specificità
e da complessità tecnica non alla portata di qualsiasi laboratorio (9, 55, 62, 63).
Il dosaggio della triptasi sierica e della metilistamina urinaria è un valido ausilio per
distinguere tra reazione da degranulazione mastocitaria rispetto ad altri meccanismi
patogenetici, ma ovviamente non offre alcuna possibilità di identificazione della
molecola responsabile dell'evento sfavorevole (79).
2. Tests in vivo
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Comprendono uno skin test a diluizioni scalari al quale può essere fatto seguire un test
di tolleranza caratterizzato da somministrazioni in quantità crescenti di farmaco (66,
77).
L'intervallo tra una somministrazione e l'altra è di 20'-30'. Se la storia è indicativa
di una reazione ritardata l'intervallo salirà a 24-48-ore.
Il protocollo da noi seguito per gli anestetici locali (77) prevede l'esecuzione di un
prick test con il farmaco indiluito, seguito da intradermoreazione con 0.05 ml, alla
diluizione 1:100 e 1:10 e inoculi sottocutanei di 0.1 ml di anestetico alla diluizione 1:
10, 0. 1 ml e 1 ml indiluito. Per il tiopentone ad un prick test con farmaco indiluito
(concentrazione 25 mg/ml) seguono intradermoreazioni con 0.05 ml alle diluizioni
rispettivamente di 1:1000, 1:100, 1:10. Il test sarà completato dall'anestesista con la
somministrazione e.v. di 1 ml di tiopentone prima dell'intervento. Per vecuronio e
pancuronio noi, dopo un prick test con farmaco indiluito, prevediamo intradermoreazioni
con 0.05 ml di miorilassante alle diluizioni 1:1000 e 1:100. Anche in questo caso è
suggerita la somministrazione e.v prima della narcosi di 0.3-0.5 ml di vecuronio o
pancuronio.
Nel sospetto di una reazione avversa a solfiti è possibile attuare un protocollo di
provocazione (76). Questo può avvenire:
- per ingestione
- per inalazione
- per inoculo sottocutaneo.
Il primo metodo, più usato, consiste nella somministrazione di capsule di metabisolfito
di potassio o di sodio.
Noi impieghiamo capsule di metabisolfito di sodio somministrate in 3 giornate diverse a
dosi crescenti. All'inizio di ogni giornata somministriamo un controllo negativo di talco.
Si procede quindi al challenge con sodio metabisolfito 5 e 10 mg in prima giornata, 25 e
50 mg in seconda giornata, 100 ed eventualmente 200 mg in terza giornata. Prima del
challenge, dopo il controllo negativo e ad ogni steep vengono valutati obbiettività
clinica e FEV1.
In considerazione che l'asma da sensibilità a solfiti riconosce come possibile meccanismo
patogenetico l'inalazione di biossido di zolfo e la stimolazione dei recettori colinergici
è stato anche proposto da alcuni centri l'impiego di soluzioni di bisolfito di potassio
che generano biossido di zolfo quando riscaldate dalla bocca. La dose di provocazione
(fino a un massimo di 200 mg) viene aggiunta a 20 ml di limonata fredda che il pz è
invitato a tenere in bocca per 10'-15' prima di deglutirla.
Il test per inalazione prevede la somministrazione di 0.01, 0.05, 0.1, 0.25, 0.50, 1.0,
2.0 mg di solfiti.
Infine le provocazioni sottocutanee prevedono dose massime tra 1 e 5 mg (è stato
dimostrato che dosi sottocutanee superiori a 10 mg scatenano intenso dolore).
Si discute da tempo sul valore predittivo di uno screening preoperatorio mediante tests
cutanei per individuare i soggetti a rischio di reazione anafilattica, in particolare per
quanto riguarda miorilassanti e latex. I dati più recenti sembrano suggerire che non sia
consigliabile uno screening sistematico per miorilassanti e latex, ma che questo abbia
significato per il latex in un gruppo selezionato di soggetti a rischio (portatori di
spina bifida, personale sanitario particolarmente esposto) (67).
Del tutto recentemente è stata formulata una proposta di studio prospettico avviando allo
screening preoperatorio per miorilassanti soggetti che presentano almeno due dei seguenti
fattori: sesso femminile, atopia, precedenti anestesie generali, reazioni sistemiche da
farmaci, esposizione a ioni ammonio quaternario (8,9).
La mancanza di sicure metodiche predittive, suggerisce comunque nei casi a
"rischio" l'attuazione di misure di profilassi quali la scelta dì un protocollo
anestesiologico adeguato e la premedicazione anche se su quest'ultimo atteggiamento non
c'è unanimità di consensi (3, 10, 18, 47, 60, 65, 77).
In relazione anche all'età del paziente, alla patologia in atto e alla sede
dell'intervento l'anestesista potrà propendere per l'impiego di alogenati o per tecniche
locoregionali.
Noi, nei casi a rischio, proponiamo anche una premedicazione farmacologica sia per
anestesie locali che generali (vd.tabella).
ANESTESIA GENERALE |
ANESTESIA LOCALE |
Metilprednisolone |
40 mg i.m. 48 e 24 ore prima |
Metilprednisolone |
40 mg per os 48, 24, 2 ore prima |
|
40 mg e.v. 2 ore prima |
|
|
Ketotifene |
2 mg x 2 per os da 4 gg prima |
Ketotifene |
2 mg x 2 per os da 4 gg prima |
Idrossizina |
1,5 mg/kg i.m. 2 ore prima |
Cetirizina |
10 mg per os 2 ore prima |
Acido tranexamico |
1 g e.v. alcuni minuti prima |
|
|
In conclusione si può affermare che l'allergoanestesiologia presenta ancora notevoli
ambiti di incertezza; non ha significato l'applicazione diagnostica su popolazione non
selezionata; l'obiettivo resta quello di fornire al paziente un farmaco o una procedura
anestesiologica alternativi e ragionevolmente sicuri; sui pazienti a rischio o con
precedenti reazioni, l'iter diagnostico e profilattico deve seguire protocolli
standardizzati e solo quelli e va concordato con gli altri specialisti interessati.
Non va infine dimenticato che solo un rigoroso rispetto dei protocolli garantisce la
sicurezza dei pazienti ed evita spiacevoli risvolti medico-legali.
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